giovedì 5 luglio 2012

The Daily Facebook | N.23 del 05.07.2012_La rivoluzione della forma e la forma della rivoluzione

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno. Una mappa sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza] 


"salti e saltimbanchi. nuove forme di colonizzazione del pianeta" 
roller, grafite, pastelli vernici caffè e pennarelli su carta stampata 125x75cm
Disegno di Cherubino Gambardella, dalla sua pagina fb

Photo: "i nervi di Topolino sono messi a dura prova da Giovedì, capitatogli in casa per sconvolgere l’uso abituale di cose e termini.
Così, il preteso «selvaggio» scambia la pelliccia leopardata di una superba dama per l’animale vero e proprio e non esita a colpire con la sua lancia le prosperose natiche della signora. Per non dire che impiega vetri, penne, matite, ciabatte, eccetera in modi nuovi ma a lui perfettamente funzionali. 
In questo modo, la lancia di pietra del selvaggio Giovedì mostra quanto convenzionali e fragili siano alcuni dei nostri più consolidati valori" [Giulio Giorello, http://labont.it/wordpress/wp-content/uploads/2012/06/LaLettura-24-giugno-2012.pdf]
Merrill de Maris (sceneggiatura) e Floyd Gottfredson (soggetto e matite) 
per la Walt Disney, Il selvaggio Giovedì (1940) Dalla mia pag fb, 
dal Corriere della Sera, La Lettura 24 giugno 2012


"Sepolcro 2012" Disegno di Carmelo Baglivo, dalla sua pagina fb


Physicists have searched for it for years, but what is the Higgs boson supposed to do, exactly? A LiveScience infographic explains.

Galatea con sfere, Salvador Dalì, 1952, dalla mia pag fb 



pagina di un libro qualunque con il testo cancellato da me




"Negazione del dubbio". Mio disegno che rappresenta il dubbio 
sovrascritto con cancellature da me
dalla mia pag. fb
http://ilbaulevolante.blogspot.it/2012/05/daily-facebook-n-6-del-27052012il.html

"Comunicazione e ricerca della comunicazione interrotta" Mio intervento grafico
su fotografia di Mario Ferrara, sovrascritto con cancellature da me
dalla mia pag. fb







4 luglio 2012, il Cern annuncia che è stata scoperta la «particella di Dio»"

C'è un gioco che si fa con le carte napoletane che da queste parti si chiama "l'asso che scotta", ad ognuno dei giocatori viene data una carta capovolta, ognuno punta un soldo sulla propria carta e la guarda in segreto. Inizia il giro e ognuno deve dire se tiene la propria carta o la scambia con quella del giocatore accanto. Lo scopo del gioco è quello di non arrivare a fine giro con la carta più bassa tra le carte in gioco. La carta più bassa di tutte è l'asso e perciò si chiama "l'asso che scotta". Alla fine si scoprono tutte le carte e la carta più bassa perde il soldo puntato. Esiste anche una figura che si chiama "matta" che è quella che "domina" il giro, anche lei possiede una carta e paga tutti quelli che hanno la carta più alta della sua, mentre le spettano i soldi di tutte le carte più basse della sua. Se a qualcuno capita la figura del re ha diritto ad avere la "matta" per il giro successivo. 

Poi c'è un detto africano che recita: "Chi vuole veramente una cosa trova una strada, gli altri una scusa"


La "particella di Dio" esisteva anche ieri ed esisterà anche domani, il fatto che sia stata scoperta oggi, che qualcuno l'abbia vista, non cambia proprio niente nell'ordine delle cose dell'universo. Cambia unicamente che avremo un nome in più da ricordare (volendo estremizzare).

Ci hanno lavorato oltre trent'anni. Più di trent'anni per arrivare a vedere una cosa che è sempre esistita. E adesso sono giustamente euforici. Tanta fatica è servita. E stanno già pensando a quale altra scoperta possono fare domani, a quali scenari si apriranno. 

"Aprire scenari" ho sempre pensato che fosse un bel modo di dire, dà la sensazione di un sipario che si alza e di uno spettacolo che inizia. Si sente quasi quella eccitazione che viene a teatro quando si abbassano le luci e le voci perché stanno per entrare in scena gli attori. 

Il disegno dell'arch. Carmelo Baglivo mi è piaciuto subito, mi è sembrato (a prescindere da quello che fosse realmente) una fotografia istantanea di questi tempi. Quella imponente struttura nera mi è apparsa come una enorme clessidra, simbolo con la sua deformazione della deformazione che pare caratterizzare questi tempi nei quali molte cose vacillino tendendo ad un nuovo equilibrio. Noi vacilliamo nella ricerca di nuovi equilibri. 

La ricerca della forma con la quale riteniamo di poterci meglio esprimere è una ricerca legittima, che fa parte della nostra natura, del nostro rapportarci all'esterno, del nostro confrontarci con noi stessi, l'approdo alla forma che riteniamo "migliore" in un dato momento, dalla moda, all'arte, all'architettura, alle piccole cose che ognuno di noi produce senza pretese per sé stesso nell'isolamento e nell'intimità della propria casa, della propria vita, quella forma parla di noi ed è come una pietra miliare a segnare il percorso che facciamo vivendo, stando al mondo.

In questi giorni si discute non su quale sia la forma giusta, ma su quale debba essere la qualità della forma. 

è una rivoluzione non da poco. Perché si mette in discussione non la forma finale ma il processo che porta alla forma. Ci si chiede quale sia il modo per raggiungere una forma, quale sia la forma che abbia ragione di essere, di diventare forma. Si ragiona su come stare al mondo. Su come rapportarci alle cose e a noi stessi. 

Rivoluzione. Di per sé non significa quasi nulla. Le cose sono e come sono restano. La rivoluzione è un fatto mentale. è un atteggiamento culturale. La vera rivoluzione avviene nella testa. Ne abbiamo bisogno se mettiamo in discussione cose come quale sia il modo più giusto, più conforme alle nostre conquiste, alle nostre scoperte, di stare al mondo. E però ci vuole coraggio e onestà intellettuale per farle le rivoluzioni. Questi tempi chiedono coraggio e onestà. Il coraggio di scardinare le convinzioni, di abbattere i vecchi miti senza paura, per generarne altri. Occorre il coraggio del confronto. Ci vuole il coraggio di portare avanti le proprie convinzioni. Di non farlo mantenendo posizioni fisse, ma di farlo nel dialogo serrato con l'altro. Ci vuole il coraggio di ammettere che nelle proprie convinzioni qualcosa non funziona se questo qualcosa emerge nel dialogo e nel confronto. Ci vuole il coraggio di fare un passo indietro o due avanti. 

La rivoluzione è un fatto mentale, un atteggiamento culturale che necessità per verificarsi di coraggio, onestà e fatica. La fatica di costruire e di ricostruire. La rivoluzione nasce all'improvviso in risposta ad un bisogno che all'improvviso diventa impellente. La rivoluzione non ha luoghi. Avviene dove avviene. Non ha una forma precisa, ha quella che in quel momento risponde al bisogno. 

Non c'è rivoluzione finché tra le parti c'è dialogo narcolettico, pronto a cadere addormentato all'improvviso. Oppure se il dialogo è fatto di tanti monologhi. Non c'è rivoluzione se vengono negati i dubbi e le domande. Se ci si trincera dietro le roccaforti ereditate da antiche espugnazioni. Se non si ascolta. Se non si ha la volontà di leggere. Se non si ha nemmeno la volontà di spiegarsi.

Della rivoluzione non serve parlare o si fa o non si fa. Si deve decidere se la si vuole fare davvero. Anche in questo, nel decidere se la si vuole fare o no, occorre coraggio.

Per ora siamo tutti seduti allo stesso tavolo da gioco di sopra, ognuno a valutare segretamente la propria carta e la propria possibilità di vincere sugli altri. Siamo tutti seduti a passare il giro e il gioco a chi crediamo stia peggio. Dobbiamo decidere se rischiare. Se per una volta non valga la pena giocare a carte scoperte. Rimescolare il mazzo e vedere che succede.

4 commenti:

  1. belle e molto concettuali le fotografie a cospetto del componimento

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  2. io quando ho scritto il commento intendevo fare una rima, cioé: fotografie molto concettuali, accompagnano un testo (componimento). Cospetto, per me vuol signififìcare "davanti-al ccospetto di", appunto il testo di fronte alle immagini.

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  3. scusa, non avevo capito.. oggi sto un po' fuori :)

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