venerdì 13 giugno 2014

Ripartire dai "fundamentals"... ripartire da (Z)n ZERO.



Mentre a Venezia si svolge la 14ma Biennale di Architettura e Koolhaas chiede di ripartire dai "Fundamentals" e fuori dalla Biennale ci si interroga su questa e altre scelte, si accendono polemiche e critiche, si fa la conta di chi c'è e di chi non c'è... Lei lavora e (ri)parte da (Z)n ZERO.

(Z)n ZERO è il livello zero o per meglio dire è il "livello" assoluto dove esistono tutti gli elementi minimi - fondamentali - e anche tutte le loro possibili evoluzioni e complicazioni. Lei è Pamela Ferri, ha la sensibilità e l'agilità di un artista ma ha la formazione e le competenze di un architetto! è un artista ed è un architetto.

La sua ricerca parte da (Z)n ZERO, dal movimento basilare e fondamentale per la costruzione di ogni cosa e si trasforma in costruito. In oggetto o in Architettura: in STRUTTURA a diverse scale, coerentemente alla convinzione - che con lei condivido - che l'Universo abbia una struttura frattalica.

Il suo lavoro viene raccontato e illustrato benissimo da Anna Baldini e Diego Caramma, qui: http://presstmagazine.it/wp-content/uploads/2014/06/presSTmagazine-n.04-2014.pdf




Ora se non verrà una Biennale di Architettura che volendo ripartire dai fondamentali partirà da (Z)n ZERO, o da come volete chiamare quella che Pamela definisce "matrice universale", ogni critica, polemica e discorso sulla innovazione della Biennale di turno sarà perfettamente inutile perché non sarà cambiato nulla nell'Architettura, nel modo di intenderla, di parlarne, di raccontarla. Volendo riportare l'attenzione alle cose minime, forse azzerando degli eccessi o placando gli animi su querelle che rendono il pensiero stagnante e per riattivare il dialogo sul fare architettura (erano forse questi gli intenti di Koolhaas?) si deve partire dalle porte, dalle scale, dalle maniglie, dagli archi, dalle colonne... oppure si deve recuperare il gesto primitivo dell'uomo che si muove nello spazio generando intorno cose e dando forme allo spazio?














Qualcosa si muove nell'Architettura oggi. Perché qualcosa si sta trasformando intorno e dentro di noi. Fuori da noi accadono cose, noi stessi le facciamo accadere, che spingono ad una nuova presa di coscienza dell'essere attraverso l'agire, e di ciò che diviene/accade/viene ad essere in conseguenza dell'agire nello Spazio. Questo cambiamento lo avvertono in molti, sentono un richiamo forte dall'interno, la tendenza è quella a stabilire una connessione con questa forza più o meno consapevolmente e infatti in molti si spingono a ri-pensare le cose di sempre, a ri-valutare, ri-disegnare. Poi però il rumore intorno è forte, si lasciano distrarre e le loro ricerche si indeboliscono e l'Architettura diventa un argomento come tanti, va sullo sfondo, si usa come materiale per talkshow.

Mettere le questioni dell'Architettura al centro significa ripensare a noi stessi, a noi stessi nello spazio, a noi stessi come parti del Tutto che si trasforma intorno e dentro a noi e insieme a noi. Lo strumento che meglio si presta a questa operazione di de-costruzione e ri-costruzione, di ri-pensamento del nostro modo di stare al mondo e nel mondo (inteso come porzione dell'Universo) è, per me, il disegno.


Il disegno consente la manipolazione di sé stessi attraverso la manipolazione di ciò che è fuori di noi. Aiuta a capire e a capirci. Ad appropriarci dello spazio. è uno strumento di connessione, ci mette in relazione con gli altri e con le cose. è uno strumento e un ponte, un mezzo e un luogo dove ci incontriamo con noi stessi e con gli altri. è uno strumento di liberazione, di ri-appropriazione e di ri-costruzione. Il disegno come "un'opera continua, senza principio, senza fine e senza giustificazione"*.

Se solo si smettesse di misurare tutte le cose che avvengono adesso su quelle che sono avvenute. Se si agisse con onestà piena e in solitudine, fuori dagli schemi, dagli schieramenti e dai gruppi a tutti i costi senza cercare appoggio o sostegno negli altri, assumendosi ognuno la responsabilità di un confronto spietato con la propria condizione di essere umano, l'aggregazione avverrebbe in modo spontaneo, si formerebbero "gruppi" dai contorni non fissi e spontanei di intelligenze affini e la critica non sarebbe che il risultato di un confronto leale fra intelligenze diverse. Senza compiacimenti, ammiccamenti o pugnalate.

Un mondo senza rigidi confini, dove gli esseri viventi siano esseri intelligenti e cooperanti è possibile e auspicabile. Sarebbe bello cominciare dall'Architettura senza pre-clusioni e pre-concetti.





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*tratto dal manifesto di Alchimia (1977), per intero qui: http://www.alchimiamilano.it/index.html
** tutte le immagini nel post si riferiscono al lavoro di Pamela Ferri che è possibile approfondire qui: https://sistemasferico.wordpress.com
*** voglio inoltre segnalare tra le iniziative che vanno nella direzione di un mondo dove i saperi siano messi a disposizione di tutti per migliorare l'esistenza di ognuno, oltre alle mostre/laboratorio itineranti di Pamela Ferri (il prossimo workshop a Milano allo Spazio Yatta, Milano apertura 21 giugno)

scuola TAM TAM di Milano: http://www.tam-tam-tam.org/una-scuola-estrema/