lunedì 9 luglio 2012

Autoaffermazione: bisogno primario nelle terre dell'abbandono e del degrado.

Doveva essere di Marzo o di Aprile, non ricordo bene. Era di domenica all'ora di pranzo che mi trovai con Francesco Jodice e altre 25 persone in un luogo dall'aria tanto strana da sembrare immaginario. Un luogo che sulle cartine non posso ritrovare. Che forse non esiste più se non nei miei ricordi e in quelli di coloro che erano lì con me. 
Un viale infinito sul quale si affacciavano decine e decine di villette a schiera, villette da mare disposte una accanto all'altra, in uno stato di totale degrado e abbandono, delle quali solo una (anch'essa in pessimo stato) era abitata da una numerosissima famiglia. Decine e decine di villette e due saracinesche tirate su, quella di un supermarket e quella di un bar. Due esercizi commerciali aperti, di domenica, ad ora di pranzo, uno di fronte all'altro, a lanciarsi occhiate mute in una strada deserta. 
Era il 2005, in un viale di Castelvolturno (CE).
Eravamo lì da pochi minuti, 27 persone nel nulla, a rompere l'intimo silenzio di un luogo che non conosceva la domenica e vedemmo la strada piano piano popolarsi. Erano gli "abitanti" del posto, quelli che ci abitavano davvero, i membri della numerosissima famiglia dell'unica villetta abitata, e quelli che lì ci passavano la giornata per lavoro o per lasciare passare il tempo, che incuriositi venivano a vedere cosa stesse succedendo, cosa volessero questi strani turisti. Sembravano loro i turisti in casa propria, perché una cosa così da quelle parti, di 27 persone estranee che arrivano tutte insieme e si fermano, non si vedeva mai. Mi sentivo un extraterrestre, e in effetti ci guardavano come se avessimo avuto la pelle verde. I ragazzini giravano in motorino su e giù per la strada inscenando una sorta di esibizione di benvenuto.
Ricordo la tenerezza che mi fece lo strano e vario campione di umanità incontrato in quel luogo, dove l'età non contava niente, anzi il tempo non contava niente. I bambini avevano l'espressione e l'atteggiamento degli adulti. Gli adulti avevano un'aria assorta e sognante, parevano incantati come ragazzini. E tutti, adulti, bambini e cani randagi si comportavano nello stesso modo, avvicinandosi per conoscerci, per entrare in contatto con noi, e per avere la nostra attenzione. Come per trovare conferma della loro esistenza nel confronto con noi. Mi parve che avessero l'esigenza di condividere la loro storia per avere la conferma, per dimostrare di essere vivi, di esserci.

Il reportage di quel giorno, curato da Francesco Jodice, nell'ambito del workshop Antinapoli, doveva essere un reportage fotografico. Io ce l'avevo con me la macchina fotografica, ma non potei resistere e mentre gli altri pranzavano (in fondo lì ci eravamo fermati per la pausa pranzo, approfittando dell'insolita - per noi -apertura di quei due esercizi commerciali), mi misi a conversare con quel gruppo di persone dall'umanità a fior di pelle, feci loro delle domande il meno invasive possibili, domande banali, quelle che si fanno quando per la prima volta incontri qualcuno. Non feci altro che dare loro l'attenzione che chiedevano. Fui forse io che risposi a loro, ora che ci penso, con le mie brevissime interviste. In fondo loro si avvicinavano cercando di essere cercati, ci giravano intorno per essere interrogati. E io diedi solo la voce a quelle loro domande perché potessero dare con la loro voce le risposte. Trascrissi le storie. Queste nove fotografie scritte furono le mie fotografie. [Le Short Stories diventarono poi parte della Mappa che sintetizzò visivamente le esperienza fatte durante il workshop e che fu esposta durante la mostra "Antinapoli istant show"]













Antinapoli.  La parte di Napoli che non guarda il mare.
Antinapoli. Workshop organizzato nel 2005 presso la S.U.N. Seconda Università degli Studi di Napoli, curato da Cherubino Gambardella, Francesco Jodice, Luca Molinari, Vincenzo Trione e Fabrizia Ippolito, tra i tanti relatori: Roberto Saviano, Beniamino Servino, Peter Lang, Hank Hartzema.
Antinapoli. Quella che qualche mese dopo il workshop sarebbe diventata la Gomorra di Roberto Saviano. 
Antinapoli. "Un territorio capovolto per far tornare protagonista l'altra Napoli e iniziare un percorso di "redenzione"attraverso arte e architettura"*
Antinapoli Istant Show. La mostra, curata da Cherubino Gambardella presso la galleria Alfonso Artiaco di Napoli, nella quale fu esposta la Mappa che riassunse visivamente le esperienze fatte durante il workshop. Una mappa collettiva realizzata da curatori e giovani studenti rigirando il sud con il nord.

* Cherubino Gambardella












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