venerdì 1 giugno 2012

The Daily Facebook | N.10 del 01.06.2012_Presenze/Assenze

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno (o quasi). Una mappa sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]


[Tratta dalla pagina fb di Ospedale Delle Bambole]


["Guglielmo Sansoni" tratta dalla pagina fb di
File ElectronicLanguage InternationalFestival]

[Fotografia di Mario Ferrara, dalla sua pagina fb]

[Mio intervento grafico su fotografia di Mario Ferrara, dalla mia pagina fb]


[dalla pagina fb di  Silvia Geroldi, da


[A museum on Pino Pascali — presso Polignano A Mare. Tratta dalla pagina fb di Stefano Mirti]


[Arno Fabre LES SOULIERS, dalla pagina fb di File ElectronicLanguage InternationalFestival]


[tratta dalla pagina fb di Archdezart]


[Tratta dalla pagina fb di Roberta Busnelli ]


[tratta dalla pag. fb di Fonderia Mercury]

[tratta dalla pagina fb di Barbara Rossi Prudente]




[Interventi su fotografia dell'arch. Carmelo Baglivo, dalla sua pagina fb]



presente

1 [pre-sèn-te] agg., s.
  • • agg.
  • 1 Che è davanti a qlcu. o che assiste, prende parte a qlco.: 
     figg. essere p. a se stesso, perfettamente cosciente | avere p. qlcu.qlco., ricordarlo bene, averlo chiaro | tenere p. qlcu. o qlco., considerarlo, non dimenticarsene | fare p. qlco. a qlcu., farglielo notare
  • 2 (con riferimento a cosa) Questo, vicino a chi parla: il p. quadro ritenuto a lungo disperso || la p. lettera (anche come s.f. la p.), la lettera che si sta scrivendo
  • 3 Che esiste o si svolge nel momento in cui si parla (contrapposto a passatoe a futuroSIN attualecontemporaneoodiernogenerazione, età p.
  • 4 gramm. Riferito al tempo del verbo che indica contemporaneità tra l'evento e la sua enunciazione: indicativo p. (p.e. hai), congiuntivo p.(abbia), condizionale p. (avresti), imperativo p. (abbi), infinito p. (avere),participio p. (avente), gerundio p. (avendo)
  • • s.m.
  • 1 (anche f.spec. pl.) Chi è presente SIN astantei p. e gli assenti
  • 2 (solo sing.) Tempo attuale, in cui si vive: i problemi del p. || per il p., al p., oggi, in questo momento
  • 3 gramm. Tempo verbale p. || p. storico (o narrativo), tempo p. usato per descrivere eventi o stati del passato con vigore drammatico e partecipazione (p.e. nel 1492 Cristoforo Colombo scopre l'America)

assente

[as-sèn-te] agg., s.
  • • agg.
  • 1 Che non è presente SIN mancanteall'appello lo studente risultò a.
  • 2 fig. Assorto, distratto, svagato: avere un'aria a.sguardo a.
  • • s.m. e f.
  • 1 Chi non c'è: non bisogna mai parlare male degli a.
  • 2 Con valore eufemistico, defunto

Siamo ibridi. incroci di carne e pixel. Minotauri. Esseri con il corpo di uomini o donne e la testa di avatar. Abbiamo mani senza più tatto, stordite dal ritmo continuo dei clic. La nostra esistenza è il prodotto di un cortocircuito fra presenza e assenza. Non siamo mai né veramente presenti né veramente assenti. Vogliamo stare dove non possiamo e andiamo via da qualunque posto. Il posto verso il quale scappiamo sempre più spesso non esiste, è un luogo immaginario, nel quale ci proiettiamo assentandoci da dove siamo realmente fino a diventare noi stessi immaginari. Siamo continuamente spostati, fuori posto. Sempre a metà strada fra il posto dove siamo e quello in cui vorremmo essere. A mollo in un viaggio di cui abbiamo dimenticato il punto di partenza e del quale non ricordiamo più la meta. Siamo sospesi. Presenti e assenti insieme. Come nel mezzo del deserto, o in mare aperto. Le sponde non si vedono, né quelle dalle quali siamo partiti, né quelle verso le quali siamo diretti. Disorientati dai continui miraggi proiettati dalla nostra mente. Tendiamo le mani verso ologrammi che ci mostrano realtà compiute eppure inesistenti, senza accorgerci subito dell'inganno, perché abbiamo smarrito quasi del tutto la memoria e con essa l'esperienza che ci consentiva di distinguere il "vero" dal "falso", senza renderci conto che non siamo più in grado di toccare, di sentire nelle mani, di guardare qualcuno negli occhi mentre la sua pupilla si restringe e si allarga accogliendo dentro di sé la nostra immagine. La peggiore crisi di identità è quella che vivono i nostri occhi, che ormai si identificano nell'occhio artificiale della webcam. Ai nostri occhi le lacrime sono estranee perché le telecamere non piangono. Abbiamo smesso di guardare attraverso l'obiettivo per identificarci con l'obiettivo. Abbiamo smesso di usare le macchine per potenziare i nostri sensi, le macchine sono diventate le nostre estensioni naturali. Le loro caratteristiche sono le nostre.



Nessun commento:

Posta un commento