sabato 19 maggio 2012

The Daily Facebook | N. 1 del 18.05.2012_Luogo

Post numero 1 della rubrica "The Daily Facebook". Buon viaggio.  

Per questo primo numero, delle cose che sono passate ieri sul diario di Facebook, prendo quattro immagini e una parola. Le immagini sono queste:


Luogo inventato ed impossibile

[TEMPIETTO SENZA CULTO. Luogo inventato. Simmetricamente imperfetto, 
prospetticamente errato, volumetricamente impossibile, praticamente inutile. 
Disegno di Cristina Senatore, con foto di Vincenzo Riccardo e Mario Ferrara, dalla mia pagina Fb]



Luogo in pianta stabile

[Castel del Monte, Andria, Puglia
fotografia postata da Cristina Caterino sulla Fan Page di Casa Facile]



Luogo per metà esistente e per metà possibile

["Sopraelevazioni/Superelevations" 
disegno di Beniamino Servino postato sul suo diario Fb]




Luogo provvisorio e sentimentale
"appoggiato" in luogo in pianta stabile

[Mercatino dell'antiquariato in Piazza Santo Stefano, Bologna. 
Fotografia di Anna Breda postata sul suo diario Fb]




La parola è: luogo.



luogo
[luò-go]
pop. logodial. o poet. loco
s.m. (pl. -ghi)
1 Parte di spazio, idealmente o materialmente determinata.


Posto in cui avviene, è avvenuto o deve avvenire qualcosa. 

Luogo di villeggiatura, luogo pubblico, luogo aperto al pubblico, luogo santo (quello venerato dai fedeli di una religione),  luogo di nascita, luogo di residenza, farsi luogo, a far luogo da, luogo del delitto, fuori luogo,  luogo comune, luogo di decenza, sopralluogo, superluogo, iperluogo, nonluogo. 


Superluogo, nonluogo, iperluogo, sono tre neologismi. I primi due, con qualche differenza, indicano luoghi che per lo più hanno la caratteristica di non essere identitari, nei quali cioè siamo di passaggio, sostiamo brevemente senza avere il tempo di antropizzarli, di modificarli per farli nostri, per riconoscerci in essi. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abitaDi nonluogo è Marc Augé a fornire la definizione (http://it.wikipedia.org/wiki/Nonluoghi).

Di iperluogo ho trovato questa definizione di Dario Rei (prof. di sociologia presso l'Università degli Studi di Torino): "l’iperluogo fa incontrare spazio e tempo in una comunità di sentimento, che è l’esito del riconoscimento di valori territoriali, ambientali, umani. Tali valori non appaiono tuttavia evidenti a prima vista: l’iperluogo contiene una pluralità di registri e di significazioni, che emergono attraverso un gioco di implicazioni e risonanze,di rimandi e di circolarità, attraverso un paziente lavoro di decifrazione".. 
Non sono sicura di averla capita, ma mi fa pensare ai mercatini dell'antiquariato, come quello fotografato da Anna Breda (vedi sopra). Essi sono infatti spazi nei quali frammenti di tempo e di storie convivono secondo un ordine sentimentale su banchi provvisori. Luoghi quasi irreali dove polverose memorie si confondono con il desiderio atavico di ricordare, di conservare, di proteggere il passato come fosse un delicato rifugio da mantenere sempre in piedi come si fa con i rifugi antisismici, si conservano perché all'improvviso potrebbero tornare utili come riparo. Il passato come rifugio, il rifugio è un luogo, anche il passato è un luogo. 

Insomma mi pare di capire che un luogo sia più di un semplice posto (spazio fisico che esiste a prescindere dalla presenza umana, un punto qualunque sul globo terrestre o nell'universo). Mi pare di capire che un luogo sia una realtà posta in essere dall'interazione delle persone con un dato spazio. Tant'è che il nonluogo, la negazione del luogo, si ha quando non esiste interazione fra chi anima uno spazio, e fra chi lo anima e lo spazio stesso dove il nonluogo si verifica (l'autostrada, l'aereoporto, ecc.) 

Vale la pena di riflettere sul fatto che lo spazio dove ha sede un luogo potrebbe non essere reale, nel senso di concreto, tangibile, fisico. Altrimenti Facebook non potrebbe esistere. Perché facebook è un luogo, in quanto è determinato da un spazio, anche se virtuale (tralasciando che la pagina web materializzandosi nell'interfaccia non sia del tutto virtuale), animato da presenze che interagiscono tra loro. E dato che facebook è un luogo, mi chiedo che tipo di luogo sia. Me lo chiedo non tanto per indugiare nell'elucubrazione, quanto per conoscere un po' meglio me stessa come frequentatrice di un luogo che esiste e contemporaneamente non esiste. Mi viene da pensare, messa così, che anche io esisto e contemporaneamente non esisto (e qui dobbiamo andarci cauti perché dai greci abbiamo imparato che l'essere "è" o "non è" ). Esisto quando accedo a facebook e interagisco con gli altri, e non esisto più quando spengo il pc. Ossia continuo ad esistere, ma in un'altra dimensione. Se sto a casa mia esisto, e se esco di casa continuo ad esistere, perché cambio luogo, ma vivo altrove nella stessa dimensione. Quando esco da Facebook, invece, smetto di esistere, perché entro in un'altra dimensione. La mia esistenza su facebook ha una sua autonomia in quanto solo su facebook io ho quasi 900 amici. Persone, entità, con le quali almeno una volta ho parlato. Ho scambiato pensieri. Con molti di essi ho un rapporto continuo e costante che talvolta è scivolato nella vita "reale", quando ho incontrato di persona alcune di queste entità. Ma la maggior parte di essi sono e restano entità astratte, persone che non incontrerò mai, che potrebbero non esistere nemmeno nella vita concreta. E che però esistono perché pensano (cogito ergo sum) e lasciano traccia dei loro pensieri e interagiscono con me e talvolta addirittura influenzano, con i loro pensieri, la mia vita quotidiana, reale, mi piace dire "analogica" per distinguerla da quella "digitale". 

Insomma, facebook che tipo di luogo è? E io, in  quanto abitante di facebook, che tipo di essere sono? (Perché posso definirmi "abitante" di facebook, infatti il mio "profilo" è una dimora fissa, finché ovviamente non decida di eliminarlo. Il mio profilo è una dimora fissa quanto una casa in affitto, ci abito finché non me ne vado. Ma ci abito. Dunque sono abitante.)

Forse facebook modifica, integra il concetto stesso di luogo. 
Si potrebbe forse definirlo il luogo ideale per eccellenza, non solo perché è idealmente concepito (spazio astratto concepito dalla mente), ma perché è ideale in quanto (quasi) perfetto, (quasi) il migliore luogo che possa esistere. Un luogo fatto solo delle cose che voglio. Posso scegliere tutto di questo luogo, dai contenuti, alle persone che devono frequentarlo. Un luogo a mia immagine e somiglianza, oppure dovrei dire a immagine e somiglianza del mio avatar? Perché che senso ha avere un avatar se poi questo non è diverso da noi? E diverso non vuol dire falso, semplicemente vuol dire diverso. Ossia che non corrisponde a noi come siamo normalmente nella vita reale di tutti i giorni. In fondo nel mondo reale non possiamo eliminare chi vogliamo, non possiamo adornare le nostre giornate come fossero diari, di sole cose che ci piacciono, dobbiamo tenerci anche il brutto, dobbiamo sopportare. La sopportazione, altro aspetto da tenere in conto. Nel mondo ideale di facebook non esiste sopportazione. Il nostro avatar non deve sopportare presenze sgradite né sofferenze fisiche. Un assaggio di come saremo dopo morti? Quando ci ricongiungeremo al nostro io? 

Il potenziale di questo luogo è altissimo. Ricordiamoci che facebook è utilizzato a scopi commerciali. Che si, possiamo fare quello che vogliamo, consapevoli però di essere studiati e spiati da chi ha interesse a capire i nostri gusti per spillarci soldi proponendoci  il prodotto commerciale più adatto alle nostre esigenze. E allora al diavolo la privacy, che ci spiino, che vedano cosa veramente vogliamo, che ce li spillino i soldi se serve a procurarci quello che vogliamo. Che vedano che condanniamo la violenza, che in fondo ci accontentiamo di cose semplici, che rincorriamo la bellezza, che ci piace sognare e disegnare, e che siamo creativi, siamo pensanti, siamo esigenti, non ci accontentiamo, non vogliamo accontentarci. Magari, giocando giocando, a furia di animare il nostro avatar, di accontentarlo, riusciremo ad avere un mondo reale più simile a come lo vogliamo. Diverso, e anche se diverso non vuol dire migliore, potrebbe volerlo dire. Infatti è da notare che si, il nostro avatar potrebbe essere più cattivo di noi, peggiore di noi, ma che se giri fra le pagine, fra i diari di Fb, quello che vedi è in generale lo sforzo di eliminare il brutto e di promuovere il bello (in senso lato). E poiché sono convinta che, come dicevo in un altro post, i pensieri siano fatti di materia se anche non siano percepibili ai nostri sensi, sono anche convinta che pensare, orientare i pensieri verso un luogo crei un superluogo, non nel senso che dicevo prima di superluogo simile a nonluogo, ma di super (=sopra) luogo, un luogo che sta sopra, un luogo fatto di pensieri che si crea sopra facebook, un luogo galleggiante (se ce lo dobbiamo immaginare) abitato dai nostri pensieri, una sorta di iperuranio platoniano, dove i pensieri, come fossero persone, si incontrano, si conoscono, si confrontano si influenzano, prima di ridiscendere verso di noi maggiormente sapienti. 
... Si conoscono, si confrontano, si influenzano. Questo per dire che vale la pena anche da avatar di cercare il bello nelle cose, di promuoverlo, di tentare di costruirlo, perché il raggiungimento del bello potrebbe (se anche non possiamo raggiungerlo - forse -possiamo sicuramente avvicinarci il più possibile ad esso) arrivare anche attraverso una via virtuale. Se è possibile generare un luogo virtuale da uno reale perché non potrebbe essere possibile l'inverso?

Ora, se avete avuto la pazienza di leggere, vi assicuro che nelle mie intenzioni per questa rubrica non c'era e non c'è di scrivere post così lunghi e aggrovigliati. Il prossimo, ve lo prometto, sarà più leggero, più breve, più fluido. Questo è stato determinato dai contenuti passati sulla pagina fb di ieri. E luogo è una parola complessa. 

Se vi va, alla prossima. :)

4 commenti:

  1. oioi Cristina...
    In effetti sono concetti un pò corposi, ma non perchè li hai espressi in modo confusionario, o perchè il tuo ragionamento fosse in qualche modo errato.. anzi!
    E' solo perchè, come dici tu, la parola "luogo" è una parolona, e lo è da tanti punti di vista. Non ne parliamo, poi, se si entra, come hai fatto egregiamente tu, nella sfera della semiologia (altra parolona...terribile da spiegare)....e pure in quella della semiotica (parolona tremenda numero 3), visto che nel tuo post ci sono anche disegni e immagini che rimandano.....ecc ecc.
    :) Insomma non se esce vivi, almeno nel mio caso!!!
    Questo per dire che per me commentare il tuo post molto puntuale non è facilissimo. hihihi..
    In ogni caso..Prima di tutto: complimenti! Che dire...l'ho letto con vero piacere perchè sono argomenti molto particolari che io ho amato molto affrontare (anche se in modo marginale durante i miei studi) e che tuttora amo sviscerare anche in modo molto semplice e da profana...
    La definizione di iperluogo che hai scritto è eccezionale e spiega, a mio avviso, anche il concetto di quella che è la tua intenzione nel fare il Daily Facebook. Calza alla perfezione.
    L'iperluogo non è necessariamente un luogo fisico e tangibile, come hai detto, è più che altro un "posto spirituale" in cui si incontrano (cit. tua di Dario Rei) "pluralità di registri e di significazioni, che emergono attraverso un gioco di implicazioni e risonanze, di rimandi e di circolarità, attraverso un paziente lavoro di decifrazione".
    Ecco: è esattamente il tuo The Daily Facebook. Almeno per me.
    Ciao, Francesca
    Ps. ho scritto tanto e cose pesantucce, non lo farò più, promesso!!!

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    1. Grazie Francesca, primo per aver letto tutto e poi per aver lasciato il commento (che è molto gradito, scrivi sempre quello che vuoi, non ti preoccupare di pesare e contare.. a quello penserò io dal prossimo post in poi ;) ) Hai ragione tu, a volerla fare bene un'indagine su certi concetti non se ne esce vivi, ma per fortuna non essendo all'altezza, non corro il rischio. Il non essere all'altezza però non mi impedisce di farmi, di farci, certe domande che riguardano poi il nostro modo di stare al mondo tanto quanto quello di chi invece è in grado di affrontare correttamente. Insomma senza volere trovare le risposte l'importante è farsi le domande. ;) Alla prox e grazie per essere passata, sempre benvenuta ;)

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  2. E' bello seguirti nel quotidiano: la tua grafica e i tuoi spunti spargono energia intorno a te, e incontrarti mi mette di buon uomore. E' un buon umore vero, anche se gli incontri sono virtuali. Ma poi cosa c'è di tanto diverso rispetto all'antica sana abitudine di scriversi le lettere, che ormai era andata persa da un pezzo? Io e te, dopo esserci perse di vista, forse nel 1800 ci saremmo scritte qualche lettera, ma nel 2000 penso proprio di no, se non per ricorrenze eccezionali. E allora questo Facebook che luogo è? E' anche un luogo di recupero dei rapporti epistolari tra amici. Senza francobollo e senza postino. E forse anche senza segreto epistolare... Mettiamola così. Un bacione.

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  3. "E allora questo Facebook che luogo è? E' anche un luogo di recupero dei rapporti epistolari tra amici."

    Grazie Maria Michela per il tuo passaggio e per il tuo graditissimo e illuminato commento.

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