lunedì 25 giugno 2012

MANIFESTO DELL'ARCHITETTURA POPOLARE (Ossia manifesto personale di un appartenente al Popolo che è l'unico possibile autore dell'architettura Popolare)



 
Mio disegno di Cristina Senatore con foto di Vincenzo Riccardo e Mario Ferrara
"TEMPIETTO SENZA CULTO. Luogo inventato. Simmetricamente imperfetto, prospetticamente errato, volumetricamente impossibile, praticamente inutile."


"L'architettura ha una grammatica, poi una letteratura, poi dei miti. Se non si conoscono si rischia di essere banali. Almeno per gli architetti. Almeno per gli architetti che queste cose le conoscono" (BS) 

... Ognuno dentro alla propria testa ha diritto all'architettura, alle proprie sgangherate città, sono città spontanee, incoerenti, genuine, sgrammaticate, fondate su miti personali!


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volgo [vól-go] ant. vulgo s.m. (pl. -ghi)
1 La parte più povera e più incolta del popolo, in contrapposizione alla parte socialmente più elevata
  • volgare

    [vol-gà-re] agg., s.



    • agg.

    • 1 Proprio del volgo, delle classi popolari; con riferimento alla lingua, quella parlata dalla generalità della popolazione, contrapposta a quella della tradizione colta e letteraria
      2 Nel Medioevo, delle lingue derivate dal latino v. e via via affermatesi come lingue autonome e alternative al latino stesso
      3 Comune, non scientifico
      4 estens. Rozzo, grossolano

      architettura [ar-chi-tet-tù-ra] s.f.
      1 Arte e tecnica di progettare, disegnare e costruire edifici o altre grandi opere

      architetto [ar-chi-tét-to] s.m.
      1 Chi progetta una costruzione e ne dirige la realizzazione
      ‖ Laureato in architettura, abilitato a esercitare

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    MANIFESTO DELL'ARCHITETTURA POPOLARE
  • (Ossia manifesto personale di un appartenente al Popolo che è l'unico possibile autore dell'architettura Popolare)

  • Io sono un rappresentante del Volgo. Io sono il Pubblico. Sono Fruitore dell'Architettura e in quanto tale rivendico il diritto a parlarne e a goderne. Io sono un rappresentante del genere umano. L'Architettura è un prodotto dell'Uomo a cui tutti hanno diritto. Ognuno ha il diritto di di godere dell'Architettura e di partecipare ad essa.

    Io sono un rappresentante del Volgo, e quindi sono il Volgo.

    L'architettura popolare, democratica, volgare, la sola cioè di cui il Popolo è capace è una architettura sgangherata, spontanea, incoerente, genuina, sgrammaticata, fondata su miti personali. 

    Io, in quanto rappresentante del Popolo, rivendico il diritto all'architettura popolare. A farla e a goderne. 

    Io sono il Volgo, fiero autore dell'architettura popolare ma non sono architetto. Ho troppo rispetto degli architetti per potere paragonare la mia architettura alla loro Architettura. Che gli architetti abbiano rispetto del popolo e della loro Architettura, che facciano la loro Architettura e lascino l'architettura popolare a me. 

    Io Volgo, unico possibile autore dell'architettura volgare alla quale rivendico il diritto, riconosco di non essere architetto. 
    Riconosco che la mia architettura, l'architettura popolare, l'unica di cui io Popolo sono capace, non è quella degli architetti. 
    Riconosco di appropriarmi ad uso personale di un linguaggio che manipolo e modifico secondo il mio piacimento. 
    Riconosco e dichiaro che la mia architettura, l'architettura popolare, la sola di cui io sono capace, è di tipo transitorio, non universale. Essa non vuole soppiantare l'Architettura vera e seria, quella che solo gli architetti  veri e seri  possono porre in essere e della quale io Volgo ho rispetto e anche un disperato bisogno. 
    La mia architettura transitoria non indaga la forma, non scava in profondità, non risale all'origine delle cose, non si immerge nella natura dell'uomo. è una architettura intima, fortemente autoreferenziale, mira a soddisfare le mie esigenze personali, raccoglie e accoglie i miei vizi,  asseconda le mie manie e incarna il mio discutibile gusto. Le forme di cui è fatta sono plasmate e aderiscono alle mie più basse e carnali e momentanee voglie. Sono forme passeggere, volubili, instabili come lo sono i miei bisogni.
    Riconosco e ammetto che la mia architettura non racconta che le mie personali vicende, non porta in sé traccia alcuna delle evoluzioni e delle involuzioni del genere umano. 
    L'architettura popolare non è, e non vuole essere, alla stregua dell'Architettura vera, una mappa delle conquiste morali e materiali dell'uomo. Non ha carattere filosofico, né universale. Le uniche ricerche che conduce mirano a soddisfare nell'immediatezza le esigenze del Popolo. 
    Fatta da me per me, l'architettura popolare morirà con me, perché rappresenta solo me stesso e non la natura umana. Rappresenta i singoli uomini di cui di volta in volta, io Popolo, sono fatto e non ciò che rende gli uomini quello che sono. 

    Voi architetti veri e seri, non mi vogliate male, non ve la prendete. Io sono il Volgo, rivendico solo un mio diritto. Ma della vostra Architettura ho rispetto e bisogno. Lasciate che io vi imiti. Nell'animare la mia architettura popolare non tolgo niente alla vostra, viceversa se voi vi intrattenete con me a discutere del mio fare togliete tempo all'Architettura vera, impoverite me Popolo e l'umanità intera di cui come voi, faccio parte. 

3 commenti:

  1. La laurea in architettura non fa un architetto. La sola laurea non eleva l'architetto sopra al Volgo.

    Il Popolo riconosce ed elegge a "Star" gli architetti che sente come propri rappresentanti. I laureati in architettura ma appartenenti al popolo. Gli architetti cioè che fanno "architettura popolare", la sola comprensibile per il popolo. Fortemente e inutilmente autoreferenziale, eretta a monumento del proprio ego, priva di ricerca, lontana dagli archetipi, fatta di forme passeggere che incarnano il gusto passeggero di chi le progetta e di chi ne gode. L'architettura popolare, quella comprensibile al popolo, la sola di cui il popolo è capace, che si palesa con forme eclatanti e abbaglianti.

    D'altronde le "Star" sono da sempre prodotto del Popolo. In una star il popolo riconosce, elevate all'ennesima potenza, le caratteristiche cui segretamente anela. Le star parlano il linguaggio del popolo. Un linguaggio popolare sofisticato.

    Gli architetti veri non possono essere elevati a star dal popolo, perché in essi il popolo difficilmente si riconosce.
    Il popolo è pragmatico e sente e risponde agli impulsi momentanei, carnali, passeggeri quelli che esplodono nelle forme eclatanti. Ha bisogno di soddisfare le proprie voglie con forme eccezionali. Ha bisogno, vuole, desidera, per sentirsi soddisfatto e realizzato, di meravigliarsi come un bambino al luna park. La meraviglia lo eccita, lo tiene vivo poiché soddisfa e sollecita la sua carnalità. Gli impulsi del popolo vivono sulla carne. Le voglie e le ricerche del popolo hanno luogo, nascono e muoiono, sul terreno dell'epidermide.

    L'architetto piegato sulla forma, immerso nello studio silenzioso e riflessivo, l'architetto che si isola dal rumore, che ritirato nelle sue stanze, fra le sue carte, sperimenta e sperimenta, sordo alle voci e alle richieste popolari risalendo la forma fino a denudare gli archètipi, fino a possederli, e che una volta raggiunti, trova il modo di entrare in comunione con i suoi tempi, in una concentrazione che è uno stato di grazia nella quale riesce a declinare gli archetipi secondo lo stadio di evoluzione che l'umanità ha raggiunto nel momento in cui l'architetto vive, è quello l'architetto vero che alimenta l'architettura vera. Costruisce le nuove cattedrali, nelle quali il popolo stremato dall'eccitazione ha bisogno di riposare, il riposo è un bisogno istintivo che sopraggiunge al di là della volontà, il popolo ha bisogno dell'architettura vera ma non ne è consapevole. Nell'architettura vera il popolo si azzera, si ritrova dopo l'ubriacatura, ritrova l'identità smarrita nell'orgia delle forme eclatanti.
    Quell'architettura schiva che al popolo appare incomprensibile, che rifugge e di cui contemporaneamente e inconsciamente ha bisogno, è quella la vera architettura che accompagna l'umanità nei suoi passi avanti e qualche volta anche la precede.

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    1. Condivido tutto del tuo caro e profondo commento. Il popolo elegge come star Renzo Piano, Frank Gehry e alcuni altri. Il popolo in essi vede l'auto-celebrazione del priorio ego latente, che non ha avuto la possibilità di esplodere. Forme gratuite ed inutili. Io vorrei vivere nella mia immensa solitudine ed immerso nel mio profondo silenzio riflessivo.

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