giovedì 14 giugno 2012

The Daily Facebook | N.18 del 14.06.2012_La ricerca della verginità perduta nei "Racconti di architettura"


[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno. Una mappa sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]




verginità

[ver-gi-ni-tà] s.f. inv.

  • 1 Condizione di chi non ha avuto rapporti sessuali completi
  • 2 fig. Purezza, integrità morale || scherz. rifarsi una v., recuperare la buona reputazione

penetrazione

[pe-ne-tra-zió-ne] s.f.

1 Entrata, introduzione in qlco. che oppone resistenza

divenire

1 [di-ve-nì-re] v.copul. (aus. essereirr.coniug. come venire) [sogg-v-compl.pred]
  • Assumere una qualità, una condizione o un ruolo diversi dai precedenti; evolversi acquisendo certe caratteristiche



    La verginità è una condizione privilegiata, uno stadio temporaneo, la condizione imprescindibile di tutte le cose nella fase della loro pre-esistenza. E giacché la pre-esistenza ha senso solo in vista dell'esistenza (non esiste una pre-esistenza senza una esistenza) e una cosa che esiste smette, ovviamente, di pre-esistere, la verginità ha senso solo se poi si perde. 
    La verginità è uno stadio temporaneo, una condizione fisica o spirituale, che ha senso solo se si perde e si perde attraverso la penetrazione. 

    La mente dei bambini è vergine perché non ancora penetrata dalla esperienza, e perciò quelle dei bambini sono reazioni autentiche,  non compromesse da condizionamenti. Così come la mente, anche gli occhi dei bambini sono vergini. Nei loro occhi entrano immagini senza esperienza. Slegate dalla conoscenza e quindi interpretabili in maniera inedita. 


    Ieri sera sono stata alla presentazione del libro "Racconti di Architettura"* di Davide Vargas, alla Feltrinelli di Caserta. Lo hanno presentato Beniamino Servino ed Eugenio Tescione. Entrambi hanno avuto belle parole per il libro e per l'opera di Vargas, ma mi ha colpito una cosa che ha detto Servino. C'è da premettere che il libro nasce come opera narrativa e non come libro di architettura, per ammissione dello stesso Vargas, e perciò utilizza un linguaggio letterario e non tecnico pur parlando di architettura. Servino ha detto che Vargas ha la capacità di mettersi davanti ad una architettura riuscendo quasi a dimenticare di essere architetto. Smette di essere architetto e diventa estraneo, diventa viaggiatore. Si mette in viaggio. Così ha detto Servino. 

    La verginità è uno stadio temporaneo, una condizione fisica o spirituale, che ha senso solo se si perde, si perde attraverso la penetrazione e una volta persa è impossibile da ricostruire, da riconquistare, da ripristinare. 

    Persa la verginità si perde anche l'autenticità che ne è la conseguenza. Persa la verginità non si può ripristinare. Ma il fatto che sia impossibile da ripristinare non ci vieta di cercarla. Cercare la verginità è un esercizio molto complicato teso ad avere risultati originali, il più possibile autentici.

    Avete presente l'hard disk di un pc, la scatola che contiene vari dischi riscrivibili? Un disco ancora mai scritto si dice, ed è, vergine. E finché non è scritto, finché non viene penetrato da dati, finché cioè resta vergine è anche inutile, perché la sua funzione, la ragione della sua esistenza, è quella di raccogliere dati. Se un disco non svolge la funzione per cui un disco è un disco, il disco è inesistente. La pre-esistenza ha senso in funzione dell'esistenza. La verginità ha senso se la si perde. 
    Un disco riscrivibile è un disco sul quale si può scrivere e riscrivere. Immessi i dati su un disco riscrivibile è possibile "cancellarli" per poterne inserire altri. L'informatica è una scienza filosofica. "Cancellare" in informatica corrisponde spesso a "riscrivere". La verginità del disco non si può ripristinare, ma si può simulare, si può fingere che il disco sia vuoto e riscriverci. Si ottiene una nuova scrittura che è in realtà una sovrascrittura. La vecchia scrittura esiste, è sempre lì. E la nuova la include, la copre, ma non la cancella. Il disco contiene apparentemente solo i nuovi dati e invece la sua memoria è stratificata. Contiene più di quello che pare. 
    Noi siamo come hard disk, fatti di molti dischi riscrivibili, sovrascrivibili ma non cancellabili.   

    Se siamo bravi e attenti, ogni volta che andremo a sovrascrivere renderemo il contenuto più semplice. E semplice non vuol dire in questo caso meno complesso. La semplicità è una roba molto complessa, difficile da ottenere. 

    Ora, fatte queste premesse capirete perché mi ha colpito sentire Servino dire che Vargas riesce a dimenticare, davanti ad una architettura, di essere architetto. Non ho ancora letto il libro, se non in alcuni punti. ma ho visto le immagini che contiene. Non contiene disegni di architettura, ma schizzi. Architetture esistenti che Vargas ri-disegna. Lo schizzo è apparentemente più semplice di un disegno ed è invece più complesso. Il disegno segue delle tecniche precise, tiene conto delle regole sia che le violi, sia che le rispetti. Lo schizzo no, è fatto di segni che aderiscono al sentire dell'autore in quel momento. Un sentimento, prodotto del sentire, che si fa gesto della mano che lascia un segno che solo poi può diventare disegno (ecco perché mi emozionano gli schizzi degli architetti, di certi architetti, perché aderiscono al loro sentire prima di farsi architetture. E poi le architetture contengono quegli schizzi, quei sentimenti). E il libro, nella sua parte scritta, mi è sembrato coerente agli schizzi, anche le parti scritte sono come schizzi, traducono, rendono visibile, e perciò condivisibile, un sentimento. 

    Non è facile per un architetto abituato a progettare, con una mente che è abituata a smontare le cose mentre le guarda per capirne in funzionamento ed il meccanismo, stare davanti ad una architettura e farsi estraneo. Come sentire parlare qualcuno nella propria lingua e sentire delle parole, fino in fondo, solo la musica senza associarle al significato che si conosce bene. Possibile, lasciarsi andare solo alla musica, ma difficile. Vargas che fa lo schizzo di una architettura esistente, che conosce, lo fa. Sente il suono delle parole, si lascia andare alla musica. Se la gode. Aprendo a se stesso e a chi legge, nuovi punti di vista. Contribuendo, con questa sua riscrittura a stratificare le riscritture di chi legge. Vargas si arricchisce e fa arricchire chi legge. 

    Detto da Servino, poi, è ancora più impressionante per chi conosce o almeno, come me, cerca di seguire il suo lavoro. Servino persegue instancabilmente la verginità. Il suo è un lavoro continuo di sovrascrittura. 

    Se è vero che la verginità ha senso solo se la si perde, la ricerca della verginità ha senso solo quando ormai la verginità si è persa. Ed è per questo che Servino è impegnato in un lavoro continuo, quasi ossessivo, di perdita e di ricerca della verginità. Accumula, assimila, scrive, scrive tanto, scrive solo per poter sovrascrivere. Ritorna in continuazione su se stesso, e ogni volta compie una scrittura più approfondita che include quello che c'era prima, a volte lo esaspera, lo amplifica o lo minimizza fino a trasformarlo in qualcosa d'altro, qualcosa che solo apparentemente è completamente diverso. Sembra un processo lungo e invece lui lo fa con molta rapidità. Il tempo che occorre a scrivere una frase a mettere un punto e a riscriverla traducendola in inglese. La traduzione così come la fa Servino meriterebbe uno studio a parte. Usa la traduzione per cambiare, ampliare il significato della prima versione, quella in italiano. La traduzione è un pretesto per sovrascrivere, tutto in Servino è un pretesto per sovrascrivere. 

    Di Servino ho riportato l'immagine sotto perché, oltre a sintetizzare tutto quello che ho detto sulla perdita e la ricerca della verginità, sulla scrittura e la riscrittura, ecc... Mi pare che possa funzionare da manifesto visivo del suo modo di fare, del suo modo di fare architettura, ma anche del suo modo di essere. Perché quando si fa una qualunque cosa con passione (e mi ritornano in mente le parole sulla passione dette ieri da Tescione, - tra l'altro che se la passione non viene soddisfatta provoca dolore fisico-) si aderisce talmente ad essa che fare ed essere finiscono per confondersi, per essere la stessa cosa (anche se a Servino non piace che si dica che lui è architetto, preferisce che si dica che lui fa l'architetto). 
Insomma una gran bella esperienza quella di ieri. Con Vargas, Servino e Tescione insieme. Materiale sufficiente a mille riscritture. 


[Immagine tratta dalla pagina fb di Domus]


[Immagine tratta dalla pagina fb di Affreschi & Affreschi]


[Immagine tratta dalla pagina fb di MarieClaire.it]

[Immagine tratta dalla pagina fb di Wanderlust]


[Immagine tratta dalla pagina fb di Animalia]


["Nigel Scott, immagine tratta dalla pagina fb di Dmitry Polgar]


[Immagine tratta dalla pagina fb di marcia silenziosa della dignità]




[Immagine tratta dalla pagina fb di Tullio Pironti]




[Immagine tratta dalla pagina fb di Emma Verdet]



["Zoltan Vancso" immagine tratta dalla pagina fb di  da Dmitry Polgar]


[Immagine tratta dalla pagina fb di Affreschi & Affreschi]


[Immagine tratta dalla pagina fb di Valentino Marra]

[Immagine tratta dalla pagina fb di Ilaria Pontillo]

["Charles Eames" Immagine tratta dalla pagina fb 
di File ElectronicLanguage InternationalFestival]


["Rene Burri Unité d’Habitation" [Immagine tratta dalla pagina fb di Renata Del Medico]




["Esercizio di trascrizione con pluviale inclinato/Exercise of transcription with inclined drain.

Omaggio a/Tribute to Emilio Isgrò", immagine tratta dalla pagina di Beniamino Servino]

* Davide Vargas, "Racconti di Architettura", Tullio Pironti Editore

4 commenti:

  1. peccato non esserci ieri; non avevo dubbi sulla qualità dell'incontro ma ti ringrazio per questo importante contributo di comunicazione che mi rende appunto meno "vergine", e data la mia ossessiva curiosità vorrò presto leggerlo... ciao VR

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